«Il futuro è già qui, solo che non è equamente distribuito»

William Gibson

martedì 27 dicembre 2016

Robot4Children. Dalla Puglia un progetto per aiutare i bambini autistici a relazionarsi con il mondo

Pleo, Zeno e Nao. Sono questi i nomi dei robot umanoidi e dalle sembianze animali che promettono di aiutare i bambini colpiti da autismo a relazionarsi in modo attivo con il mondo esterno.
Nati dall’ingegno della start-up Robot4Children guidata da Giuseppe Palestra, ricercatore del Dipartimento di Informatica dell’Università di Bari, e costituita da un team di psicologi, ingegneri informatici e docenti dell’ateneo barese quali Berardina De Carolis e Ilaria Bortone (Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa), i robot si basano su una tecnologia innovativa. “Si tratta di una soluzione integrata robot-software che prevede l’implementazione di algoritmi di intelligenza artificiale, computer vision e interazione uomo-macchina all’interno dei cosiddetti Socially Assistive Robots, connessi a una piattaforma cloud di acquisizione e analisi di big data”, racconta Palestra, spiegando come proprio questa tecnologia renda i robot empatici e capaci di “rispondere” alle azioni del bambino e di interagire con loro in base a protocolli di terapia validati. Inoltre, il software utilizzato permette di memorizzare dati indispensabili per elaborare una terapia soggettiva, adeguata ai bisogni specifici del paziente.
Come avviene, dunque, l’interazione robot-bambino? “In modo spontaneo, come un vero e proprio gioco”, continua il ricercatore. “Le persone colpite da autismo sono molto attratte dalla tecnologia: possiedono una mente matematica e poco sociale. L’incontro con il robot diventa un modo per sviluppare questo aspetto relazionale e anche un momento di terapia.” Ad accompagnare il bambino nella fase di interazione con il nuovo compagno di giochi tecnologico, infatti, è sempre uno psicologo. Si instaura, così, quella che Palese definisce un’indispensabile relazione triadica.
Quali sono le caratteristiche di queste nuove risorse? “Tutti i robot sono adatti ai bambini, di facile utilizzo, personalizzabili, economici, efficienti, con componenti tecniche e funzionalità a elevato contenuto tecnologico. Il software, inoltre, è disponibile on-line in modalità open source.”, specifica il ricercatore, illustrando anche l’aspetto estetico dei tre robot “Pleo è un vero e proprio dinosauro, ricoperto di sensori tattili che gli consentono di sentire le carezze del bambino. Zeno è un robot umanoide, ispirato a un cartone giapponese e in grado di riconoscere le emozioni, la voce e le espressioni facciali. Nao è un androide, nello specifico un prototipo del più moderno robot Pepper. Tra le attività “proposte” dai tre vi è l’emulazione di situazioni che potrebbero presentarsi durante la giornata, come l’azione del vestirsi.”
Vincitore di Start Cup Puglia 2016 per la categoria Life Science, il 2 dicembre 2016 Robot4Children, ha ricevuto la menzione speciale riservata al miglior progetto di “Impresa sociale in ottica di pari opportunità” del PNI 2016 – Premio Nazionale per l’Innovazione. Testato su 30 bambini, il progetto è ancora in corso.
pubblicato da Milly Barba
(fonte: Press-In anno VIII / n. 2884 - Oggi Scienza del 26-12-2016)

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